La musica “elegante” di Venice Classic Radio
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La musica “elegante” di Venice Classic Radio
La musica “elegante” di Venice Classic Radio conquista il mondo e strizza l’occhio ai giovani
Così nell’aprile 2014 il quotidiano inglese Telegraph inserisce Venice Classic Radio nella classifica delle migliori 5 web radio al mondo. Il risultato ottenuto non è da catalogare come il solito “miracolo italiano”, perché è il frutto di un lavoro costante e minuzioso che la web radio italiana porta avanti dalla sua fondazione: la musica che trasmette è un repertorio accuratamente selezionato - e in alta qualità digitale - di brani barocchi, musica da camera, sinfonie e opere liriche.
Il progetto di Venice Classic Radio nasce nel 2008, quando il fenomeno delle radio online era davvero agli inizi, da un'idea di Massimo Lombardi, ingegnere fin dalla giovane età appassionato di radio.
Quando nasce l’idea di una sua radio?
«La passione per la radio mi appartiene da sempre, in particolare da quando, all’età di tredici anni, sono riuscito a costruire un trasmettitore rudimentale che mi consentiva di inviare un segnale audio da una stanza all’altra della casa. Un raggio d’azione decisamente molto piccolo, ma che ha suscitato un’emozione così grande da accompagnarmi ancora oggi. In seguito a quell’esperimento ho creato una piccola stazione radio in FM che copriva alcune zone della città (in quegli anni - in mancanza di normative - era ancora possibile) e ho cominciato a lavorare nella stazione radio più importante della città, dove ho maturato una notevole esperienza. Successivamente ho conseguito la laurea in ingegneria delle telecomunicazioni perché desideravo ottenere anche una solida preparazione per una futura professione nel settore. La vera svolta è avvenuta con il diffondersi di internet. Siamo ancora all’epoca dei modem ‘rumorosi’ e delle connessioni lente, ma sufficienti per effettuare i primi esperimenti di streaming. L’avvento delle connessioni ADSL, disponibili 24 ore al giorno, ha reso possibile l’avvio delle prime trasmissioni regolari di Venice Classic Radio. Ricordo che eravamo in un periodo in cui le webradio erano considerate un’impresa da ‘marziani’. Eppure riscontrai un sorprendente gradimento da parte degli ascoltatori americani. In quel continente le radio diffuse via internet stavano emergendo concretamente come alternativa alle stazioni radiofoniche tradizionali e così la mia impresa continuò con maggiore convinzione fino a oggi. Ormai Venice Classic Radio sta per oltrepassare il traguardo dei dodici anni».
Dia i numeri: quanti ascoltatori fate nel giorno medio?
«Gli ultimi dati pubblici del portale Shoutcast risalgono a qualche anno fa (purtroppo ora non è più fornita questa indicazione che aveva una sorta di valenza ufficiale). VCR contava circa 17 mila ascoltatori unici nel giorno medio ed era 29esima in una classifica di più di 15 mila radio in tutto il mondo. Oggi il numero di ascoltatori è aumentato e i dati dei nostri server confermano che l’ascolto medio giornaliero si attesta su 25 mila contatti unici, rientrando tra le prime 20 posizioni».
Immagino che non abbia avuto subito il successo di oggi. Ci racconti i primi anni: le difficoltà, gli errori dovuti all’inesperienza. Ha mai pensato: «Basta, mollo tutto!»?
«Non nascondo che, a fronte di tante soddisfazioni, ci siano stati momenti di scoraggiamento. Mi sono sempre posto in maniera professionale di fronte a questo progetto, non l’ho mai considerato un hobby; di fatto ho investito tanti anni della vita e il mio futuro, per questo gli errori dovuti all’inesperienza hanno avuto un peso importante, specialmente quando ho sbagliato a relazionarmi con interlocutori importanti e decisamente più grandi di me… quel tipo di potenziali clienti che, se avessi forse agito diversamente, avrebbero potuto costituire la classica svolta. Da qui è nata l’esperienza, pagandola però talvolta in modo molto salato. Tuttavia non ho mai pensato di mollare tutto. Ero consapevole fin dall’inizio che avrei dovuto percorrere una strada in salita e sono sempre stato confortato dalla convinzione che, sviluppando questo progetto, avrei messo a frutto tutti i miei talenti».
Cos’ha pensato quando ha scoperto che il Telegraph, in un articolo scritto da Pete Naughton, l’ha inserita nelle cinque migliori radio di musica classica al mondo?
«Dire che è stata una sorpresa è davvero poco. Ho scoperto questa citazione per caso, grazie a un tweet di Andrea Borgnino di Radio Rai che segnalava VCR come unica radio italiana citata dal Telegraph. È stato un momento davvero importante dal punto di vista personale, uno di quegli indizi che fanno capire di essere sulla strada giusta (a proposito della domanda precedente…). È il bello della radio, arriva anche a chi non immagineresti mai di raggiungere».
Naughton ha definito la sua radio “romantica”. È d’accordo?
«Dal punto di vista musicale direi di no, visto che il repertorio trasmesso spazia dalla musica rinascimentale a quella del primo Novecento e, pertanto, la musica romantica costituisce solo una quota di ciò che viene proposto. Ma credo che Naughton non si riferisse tanto a questo, quanto alla capacità di VCR di evocare sentimenti ed emozioni legati alla musica e all’arte del nostro Paese. E le email di alcuni ascoltatori stranieri ce lo testimoniano».
Qual è il segreto del successo di Venice Radio Classic?
«A costo di sembrare banale, direi che il segreto del successo è che ci mettiamo il cuore. Nella compilazione del palinsesto cerchiamo sempre di considerare anche il lato emotivo della musica a differenza di alcuni nostri concorrenti anche illustri che invece sono più focalizzati sull’aspetto musicologico. In questo modo riusciamo a catturare l’attenzione anche di chi si accosta alla musica classica per la prima volta, pur mantenendo sempre in primo piano la ricerca delle interpretazioni migliori che appaga anche il gusto degli appassionati. Altri ‘segreti’ sono la trasmissione integrale delle composizioni e una cura particolare nella conservazione della qualità del suono».
Come è strutturato il palinsesto?
«Il palinsesto è totalmente musicale per poter essere accessibile agli ascoltatori di ogni lingua e paese. Ci sono orari, tipicamente lavorativi, in cui sappiamo che la radio è un sottofondo e la musica deve essere percepita con più facilità, mentre altri, tipicamente quelli serali, in cui l’attenzione è maggiore e si è più propensi a cogliere l’aspetto introspettivo. In base a questo principio compiamo le scelte del palinsesto, mettendoci sempre dal lato dell’ascoltatore».
Qual è l’età media degli ascoltatori?
«L’età spazia tra i 25 e i 70 anni, con la concentrazione maggiore tra i 45 e i 60».
Secondo lei qual è il modo per avvicinare i giovani all’ascolto della musica classica?
«Quella dei giovani è una delle sfide più difficili, ma anche avvincenti. Con la programmazione di VCR in parte ci riusciamo, scegliendo brani che possano arrivare più facilmente ‘al cuore’, specialmente nella fascia pomeridiana. Ovviamente non basta. Mi permetto di citare la mia esperienza personale. Io ho scoperto la musica classica perché quando avevo pochi anni la ascoltavo in famiglia (conservo ancora il cofanetto delle nove Sinfonie di Beethoven di Karajan rigorosamente in vinile) e perché ho avuto un ottimo maestro alle scuole medie che spiegava a noi alunni la musica classica con una passione e un trasporto incredibile. Ricordo bene il giorno in cui, proponendo l’ascolto della meravigliosa Moldava di Smetana, ci ha fatto sognare quasi a occhi aperti lo scorrere del fiume descritto dalla melodia degli strumenti, tanto da desiderare di vedere davvero questo fiume. È stato un desiderio che ho conservato per quasi trent’anni quando, finalmente, ho potuto ammirarlo con i miei occhi dal ponte Carlo di Praga ed è stata un’emozione grandissima. Ecco, forse si potrebbe proporre la musica classica ai bambini già in tenera età. Siamo sicuri che non saprebbero apprezzare l’ascolto - per esempio - delle Stagioni di Vivaldi?».
Il progetto Note di Viaggio, promosso e organizzato da Cuoa Business School, potrebbe favorire l’incontro tra musica classica con i giovani?
«Certo, ma non solo i giovani. Perché Note in Viaggio – oltre a promuovere e migliorare l’offerta turistica – stimola l’innovazione nella progettazione e realizzazione di nuove proposte turistiche legate alla musica. Quindi, si rivolge a un bacino di utenza molto ampio e trasversale.
Cosa prevede il futuro prossimo di Venice Radio Classic?
«Oggi la Radio sta esprimendo attualmente il 10% delle proprie potenzialità. Abbiamo tanti progetti da realizzare che purtroppo spesso vengono sviluppati lentamente a causa delle esigenze di budget. In questo periodo sta nascendo un secondo canale di VCR dedicato al pubblico italiano con musica, interviste, approfondimenti e concerti live e per questo vorremmo allargare l’ambito delle collaborazioni. Stiamo allestendo uno studio a Milano grazie a una collaborazione con la casa discografica Concerto Classics. Nel contempo siamo attenti a estendere la diffusione sui nuovi dispositivi (es: gli smart speaker) e sulle piattaforme digitali alternative a internet».
Come si sostiene la radio?
«Per scelta finora abbiamo ospitato pochissima pubblicità e la radio si è sostenuta grazie ad attività collaterali incentrate sempre sulla diffusione di contenuti in streaming. Ora che i numeri sono diventati importanti, stiamo raccogliendo l’interesse di inserzionisti da noi selezionati che possono veicolare il proprio messaggio promozionale al nostro pubblico, che definisce un target molto preciso».
In che modo secondo lei le istituzioni potrebbero aiutare l’imprenditoria radiofonica?
«Le istituzioni dovrebbero maggiormente tutelare le imprese radiofoniche, specialmente quelle più piccole o a dimensione locale. Invece spesso si va in direzione contraria, come è avvenuto con la liberalizzazione dei diritti connessi, che ha comportato un aumento repentino e incontrollato degli oneri a carico delle imprese radiofoniche. Per l’innovazione tecnologica le stesse istituzioni dovrebbero stabilire normative più chiare e precise con rispetto dei tempi di attuazione (il lento progredire della digital-radio è un esempio che testimonia che non si sta andando in questa direzione). Ma più in generale le istituzioni dovrebbero tutelare e favorire chi fa impresa».
Lei si definisce un appassionato, uno studioso, un intenditore o un amante di musica classica?
«Un amante della musica classica. Non ho frequentato il conservatorio e ho alimentato la mia cultura leggendo testi e ascoltando le presentazioni di diversi musicologi».
Mai avuto uno “sbandamento” verso il rock o pop? E se sì, ci può indicare qualche gruppo o cantante preferito?
«Certamente, sbando spesso e volentieri! Pur dedicando la maggior parte del mio tempo alla musica classica, mi piace tener desto l’interesse verso tutti gli altri generi, purché non siano estremi, tipo l’heavy metal o la techno. Ah sì, ce n’è uno che non sopporto proprio ed è la moda dei cosiddetti trapper. Però rispetto qualunque artista o genere musicale in grado di toccare il cuore di una persona. Non ho però un gruppo o un cantante prediletto. E per finire, sa qual è uno dei vantaggi nel gestire una radio di musica classica? Non doversi occupare di Sanremo!».