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Archivio Ricordi, la cassaforte che costudisce un tesoro fatto da oltre due secoli di musica

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Archivio Ricordi, la cassaforte che costudisce un tesoro fatto da oltre due secoli di musica

di Luca Pollini

È l’archivio musicale privato più prezioso e ricco del mondo; ogni giorno visitato in rete e frequentato di persona da studiosi, appassionati melomani o semplici curiosi. È l’Archivio Storico Ricordi che al suo interno - è ospitato nel Palazzo di Brera a Milano, grazie ad un accordo culturale con Biblioteca Nazionale Braidense e Pinacoteca di Brera – conserva oltre duecentodieci anni di storia della musica italiana documentati con fotografie, lettere, partiture manoscritte, libretti, figurini e scenografie teatrali, manifesti e copertine di dischi. La raccolta inizia nel 1808, quando a Milano l’intraprendente violinista Giovanni Ricordi fonda una casa di edizioni musicali che sarebbe entrata a buon diritto nella storia della cultura italiana ed europea. L’Archivio è oggi diretto da Pierluigi Ledda, entrato in azienda nel 2008 per seguire il progetto di digitalizzazione dei documenti di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini. Ledda è arrivato quando la collezione, da archivio d’impresa era divenuto un vero e proprio archivio storico con tanto di notifica ministeriale. Nel 2016 l’Archivio pubblica la sua Collezione Digitale online, rendendo disponibili alla ricerca sul portale migliaia di suoi documenti (info https://www.archivioricordi.com), ed entra a far parte del Sistema bibliotecario nazionale catalogando spartiti e libretti a stampa.

Dottor Ledda, cos’è che rende unico l’Archivio Storico Ricordi?
Le caratteristiche di Casa Ricordi, un’azienda che ancora oggi resta unica nel panorama dell’editoria musicale. La Ricordi era un’industria creativa a 360 gradi, perché l’edizione musicale era solo una parte del lavoro. Ricordi stesso intratteneva i rapporti con i compositori, e seguiva l’opera fino alla messa in scena, passando per le locandine, i libretti, fino alle copertine dei dischi.

Come si è adattato un archivio di oltre duecento anni in questa nuova epoca digitale?
Bene, perché grazie al digitale è possibile una maggiore fruizione, più accessibile e immediata, e sono possibili navigazioni prima molto complesse in un corpus documentale così ricco e diversificato. Credo che il digitale offra una grande opportunità per una maggiore valorizzazione culturale di tutto l’archivio.

Può trovare qualcosa di interessante anche un profano, un visitatore che non è un intenditore di musica classica o lirica?
Eccome! L’Archivio può davvero interessare tutti, nessuno escluso. Visitandolo si viene a conoscenza non solo delle imprese creative della Ricordi, ma si possono trovare – ad esempio – i prodromi delle moderne industrie culturali, come quella cinematografica e discografica. La Ricordi era una sorta di “industria culturale” che ha prodotto e portato in scena composizioni considerate oggi dei “capolavori”. La collezione iconografica può solleticare la curiosità di tutti: i disegni vanno dalla metà dell’Ottocento al 1930 e raccontano la storia dei costumi di scena e della scenografia.

Si parla di migliaia di partiture, fotografie, bozzetti e tanto altro materiale: quali sono i pezzi “pregiati”, per valore filologico o perché rappresentano una curiosità?
I manoscritti musicali delle opere autografate da Verdi e Puccini rappresentano il cuore più prezioso della collezione. A seguire tutto il fondo delle partiture manoscritte - che sono 7.800 - che per gli studiosi sono preziosissime, così come i rapporti epistolari tra Ricordi e i suoi compositori. Leggendole vengono alla luce frammenti di vita privata, aspetti inediti di questo o quel musicista, la genesi creativa delle opere.

Quali sono stati i momenti fondanti della storia dell’Archivio?
A partire dal 1808, quando è stata fondata Casa Ricordi, un momento fondamentale è stato nel 1825 quando Ricordi acquisisce il fondo delle partiture del Teatro alla Scala che diventa immediatamente uno degli asset principali per l’attività editoriale dell’azienda. Un altro anno fondamentale è il 1958 quando viene prodotto alla Scala il primo disco Ricordi: si tratta dell’opera Medea di Cherubini, con Maria Callas nel ruolo di protagonista. Il progetto dà il via alla Dischi Ricordi, la casa discografica che con Nanni Ricordi crea il fenomeno dei “cantautori”. Poi nel 1994 l’azienda viene ceduta al gruppo multinazionale dei media Bertelsmann, che qualche anno dopo cederà il ramo editoriale a Universal, mantenendo però la proprietà dell’Archivio Storico Ricordi e avviando il progetto di valorizzazione culturale.

Qual è l’obiettivo per il futuro dell’Archivio?
Gli obiettivi sono diversi: essere sempre più accessibile, facilitare analisi e percorsi di approfondimento sempre nuovi grazie alle tecnologie, allargare la rete di collaborazioni con altri archivi e istituti culturali, sviluppare laboratori e progetti volti allo sviluppo creativo e artistico dei contenuti.

L’Archivio ha un forte richiamo culturale anche fuori dall’Italia, da quale Paese proviene il maggior numero di visite?
Anche se l’Archivio è frequentato principalmente da studiosi, i visitatori stanno aumentando di anno in anno grazie alla collaborazione con Sipario Musicale, tour operator italiano specializzato nell’organizzazione di viaggi per chi ama l’opera, la musica classica e il balletto. Il pubblico è trasversale e i paesi più interessati finora sono Germania, Francia, Svizzera e Inghilterra. A breve attiveremo anche delle visite guidate in Archivio per piccoli gruppi su prenotazione, saranno curate dai nostri archivisti.

Quante consultazioni calcolate in un anno?
Migliaia di persone all’anno consultano la Collezione Digitale online, si calcolano circa tremila sessioni mensili.

La prossima sfida sarà quella di avvicinare sempre di più il “grande pubblico”?
È una sfida in parte già vinta grazie alle mostre itineranti e alle molte collaborazioni, in primis quella con il Museo teatrale alla Scala che attira ogni anno moltissimi visitatori. L’Archivio è protagonista della mostra Verdi Creating Otello and Falstaff. Highlights from the Ricordi Archive allestita alla Morgan Library and Museum di New York che sta attirato più di 70mila visitatori e sta ricevendo menzioni su New York Times e The New York Review of Books. L’esperienza “analogica dell’Archivio si completa poi con quella digitale, ovvero la possibilità di approfondire con la consultazione online e l’uso dell’interattività: digitale e fisico possono quindi coesistere e generare un’esperienza più ricca e completa.

Il turismo musicale è spesso considerato un fenomeno di nicchia e quindi trascurato e poco studiato. Lei ha partecipato al progetto Note in Viaggio: quanto è vasto il fenomeno del turismo musicale in Italia?
Oggi rappresenta un segmento interessante per molte destinazioni come ci dimostrano i numeri dei più importanti festival musicali italiani che attirano quote molto ampie di pubblico internazionale. Oltre ai festival a costituire un patrimonio culturale straordinario sono le stagioni dei grandi teatri d’opera, gli appuntamenti con artisti di eccellenza nelle sale da concerto, i luoghi di vita e di lavoro dei grandi protagonisti della musica – come l’Archivio– che, se comunicati e valorizzati a dovere, possono costituire un ulteriore attrattore di certo turismo culturale.